fotoracconti
Egittomania
Quando i morti diventarono immortali
Hussein ha 12 anni, il suo compito è di portare l’acqua alla squadra di archeologi di Howard Carter che sta scavando nella Valle dei Re. Senza rovesciarla, lo rimproverano. Perciò smuove con cautela la sabbia col piede per adagiare a terra la giara, quando percepisce una pietra piatta. L’acqua si rovescia, mentre corre a chiamare gli operai. Sono le 10 del mattino del 4 novembre 1922. Sepolta sotto la sabbia c’è la tomba di Tutankhamon. Intatta.
La notizia è sensazionale. Esplode la Tut-mania. In pieno delirio faraonico tutti volevano un po’ di Tut. Tut nei giochi, nei costumi. Tut nei manifesti, nelle cigarette cards, nelle stoviglie. Il presidente degli Stati Uniti Hoover chiamò il proprio cane King Tut. “They opened up his tomb the other day and jumped with glee” (quel giorno aprirono la sua tomba e saltarono dalla gioia) cantava Harry Von Tilzer nel 1923 in Old King Tut, spopolando nelle sale da ballo.
La caccia al tesoro nei luoghi sacri aveva preso il via già agli inizi dell’Ottocento. Collezionisti, ladri e archeologi saccheggiavano abbondantemente tombe e templi per arricchire i patrimoni di antichità dei musei europei, tra cui il Louvre e il British Museum. Proprio a Torino, nel 1924, fu fondato il primo museo al mondo dedicato interamente alle antichità egizie.
Ma Tutankhamon no. Tut non lascerà l’Egitto. Il governo egiziano sequestrò ai britannici i tesori scoperti da Carter. E una folla mai vista si riversò a Luxor quando, con una sontuosa cerimonia notturna, la tomba venne ufficialmente aperta al popolo egiziano. Per frenare l’emorragia di antichità verso l’Occidente, nel 1935 il governo istituì il Museo Egizio delle Antichità. Con i suoi 130mila pezzi è la collezione faraonica più ricca al mondo. Fu l’azienda italiana Garozzo e Zaffrani a erigere la sede al Cairo.
Frattanto Ismail Pascià, Khedivè (Governatore) d’Egitto aveva implorato l'illustre Giuseppe Verdi di comporre un inno per celebrare degnamente il maestoso canale di Suez, inaugurato nel 1869. Il celebre compositore, dapprima titubante, si lasciò infine convincere anche dal compenso astronomico di 150mila franchi. Il 24 dicembre 1871 al Teatro khediviale dell’Opera al Cairo, tra scrosci di applausi, fu eseguita la prima dell’Aida.
Daguerre, con il sole del Mediterraneo negli occhi, spiegava: “Quel che necessita di almeno venti minuti di posa a Parigi, il sole dell’Egitto lo accelera di dieci volte”. E Arago, annunciando l’invenzione della fotografia: “Per copiare le migliaia di geroglifici che coprono i grandi monumenti di Tebe, di Memphis, di Karnak, sarebbero necessari una ventina d’anni e legioni di disegnatori. Con il dagherrotipo, un solo uomo potrà portare a buon fine e senza errori questo immenso lavoro”. L’Egitto, un’assolata visione ….
…dal 1849, anno in cui il fotografo pioniere Maxime du Camp sbarcò ad Alessandria con Gustave Flaubert. In molti solcavano le sabbie desertiche con ingombranti apparecchi fotografici a seguito. Antonio Beato, Luigi Fiorillo "Le photographe de Son Altesse le Prince Mohammed Toussoun Pasha”, Giovanni Fasani. Il britannico Francis Frith e i francesi Hippolyte Arnoux e Félix Bonfils. Notevole è la documentazione fotografica del turco Pascal Sebah e dei fratelli greci Kangaki. Viçen, Hovsep e Kevork Abdullahyan fondarono il primo atelier dell’Impero Ottomano: lo Studio Abdullah Frères.
Una crociera sul Nilo era meta di gran classe. Il tour operator pioniere Thomas Cook aveva in catalogo itinerari nella Valle dei Re e visite guidate alle piramidi. Le amenità faraoniche traboccavano. In letteratura, con Some words with a mummy di Edgar Allan Poe o Assassinio sul Nilo e La maledizione della tomba egizia di Agatha Christie (per l’appunto moglie di un archeologo). Nei kolossal di Hollywood: da La Mummia (da Karl Freund nel 1932 ai vari remake) all’inimitabile Indiana Jones e i Predatori dell’Arca Perduta. Persino Paperino si è addentrato nelle piramidi, anticipando il videogame Assassin’s Creed: Origins.
La sfinge egizia era benevola, protettrice. Scolpita nei pressi della piramide augurava una vita serena al faraone nell’aldilà. La versione mostruosa e maligna è quella greca. Si sa che Edipo sconfisse la terribile mangiatrice di uomini risolvendo il celebre enigma “Che animale è quello che al mattino va su quattro zampe, a mezzogiorno su due e la sera su tre?”. Il fascino di questa ammaliante creatura, insieme sagace e bestiale, tanto bella quanto mostruosa, non ha mai smesso di generare fantasie e visioni.
Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto, aveva il naso aquilino e il mento pronunciato. Liz la rese bella agli occhi della storia. La femme fatale che ha ammaliato Giulio Cesare e Antonio era intelligente e colta. Amante dei profumi, era esperta di veleni, ossessionata dai gioielli e di grande intuito politico oltre che madre attenta. Resse i destini di Roma intrecciando vincoli di amore e dinastia. A lei sono stati dedicati balletti, opere liriche, drammi teatrali, film e persino un asteroide. Suicida per amore, rese sublime anche la sua morte, facendosi mordere da un aspide. Il mistero ancora avvolge il luogo della sua sepoltura.
Le sorelle Wulz, sedotte dalla femminilità delle antiche regine, si sono ritratte a vicenda in una effigie esotica e regale. Orientaleggiare in pubblico faceva un certo effetto, anche in feste e balli. Fluttuando in un immaginario dolciastro e languido, con sfingi, obelischi, piramidi, serpenti e geroglifici ovunque. Un Oriente, sostiene Edward Said “creato dall’Occidente a sua immagine e, ancor più, a suo comodo”, che difatti coincide con l’espansione coloniale delle potenze europee.
L’Egitto abbonda di sole e di morti. Come ci svela Hercule Poirot nell’Assassinio sul Nilo, gli egiziani conservavano i loro morti. Lo facevano per assicurarne l’immortalità.
Ebbene, in un certo senso ci sono riusciti.
P.S.: I tesori di Tutankhamon saranno presto trasferiti nel nuovo museo di Giza che inaugurerà quest’anno.