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L'Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco
La mostra L’Italia è un desiderio presenta un’ampia selezione di immagini, provenienti dagli archivi e dalle collezioni di Alinari e Mufoco - Museo di Fotografia Contemporanea, che copre un arco di tempo estremamente ampio, dagli albori della fotografia fino ai giorni nostri.
Il tema è quello del paesaggio italiano, inteso come elemento identitario della nostra cultura, soggetto privilegiato delle sperimentazioni artistiche ottocentesche, sia in pittura che in fotografia.
Grazie a una successione di tecniche, linguaggi e pratiche artistiche l’esposizione consente di ripercorrere l’evoluzione delle modalità di rappresentazione del Bel Paese, apprezzandone una bellezza che lo ha proposto a lungo come un modello per l’Occidente, ma anche misurandosi con le sue contraddizioni.
Il desiderio dell’Italia o l’Italia come desiderio intende rilevare la tensione continua tra un passato straordinario, che ha visto nel paesaggio italiano un’eccezionale coincidenza tra natura e cultura, e una storia più recente, segnata da strappi, accelerazioni selvagge, interventi aggressivi, dettati dallo sviluppo economico e dalla globalizzazione, che rendono complesso il paesaggio e ci sollecitano a definire una nuova identità culturale italiana.
La mostra segna l'incontro tra Alinari e Mufoco, due delle principali istituzioni pubbliche italiane dedicate alla conservazione e valorizzazione della fotografia, una collaborazione che proseguirà oltre la mostra.
Mostra organizzata e promossa daScuderie del Quirinale
In collaborazione conFondazione Alinari per la Fotografia e Mufoco-Museo di Fotografia Contemporanea
A cura diRita Scartoni - Fondazione Alinari Matteo Balduzzi - Mufoco
La mostra
Il percorso espositivo inizia con le fotografie degli Archivi Alinari e prosegue con le opere della collezione del Museo di Fotografia Contemporanea. La due collezioni sono in costante dialogo attraverso una serie di scintille, momenti di confronto diretto e inaspettato che creano una sorta di cortocircuito temporale e che possono essere un invito per il visitatore a trovare ulteriori infinite suggestioni.
Il percorso all’interno della mostra si trasforma così in un vero e proprio viaggio in Italia: dalle vedute fotografiche dei Fratelli Alinari alle “inquadrature naturali” dal nord al sud d’Italia di Luigi Ghirri, dai ritratti delle fabbriche milanesi di Gabriele Basilico ai primi negativi retroilluminati, fino alle ultime ricerche dove la fotografia si apre sempre più ad altri media.
Alla fine della mostra rimane un’idea ampia di paesaggio, che introduce dimensioni immateriali e astratte - psicologiche, poetiche, politiche – che lasciano spazio all’interpretazione del pubblico. Il progetto non vuole ricostruire una storia della fotografia italiana bensì coinvolgere il visitatore – attraverso le immagini delle due collezioni - in un’esperienza di viaggio unica e preziosa.
Di seguito una selezione delle opere degli Archivi Alinari in mostra.
Le fotografie monumentali, con il trionfo della veduta urbana, rappresentano il momento in cui la fotografia assume il monopolio dell’immagine, strappando il primato che fino ad allora era detenuto dall’incisione e imponendo la sua funzione culturale, divulgativa e informativa.
Nell'opera "Panorama di Firenze" del 1860 Leopoldo Alinari ricostruisce con tre scatti su lastra al collodio un ampio panorama. Amalgama una composizione rigorosa a una messa a fuoco impeccabile e ricostruisce una veduta prospettica geometricamente raffinata e dai dettagli vibranti.
La monumentale panoramica "Panorama di Roma ripreso dalla quercia del Tasso" di Michele Petagna esprime tutto il gusto per la resa scenografica delle città d’arte, di cui era ricca la produzione del suo atelier, prima a Firenze e poi a Roma.
Come Petagna e Leopoldo Alinari, anche Tommaso Cuccioni esordisce come calcografo per poi dedicarsi al commercio di stampe, passando dalle incisioni, ai dagherrotipi, ai calotipi. Ottiene un grande successo con le sue vedute di città, spesso ottenute unendo più negativi, con un notevole talento tecnico ed estetico.
L'Ottocento: l'immaginario fotografico del Bel Paese
Le fotografie che percorrono l’Italia lungo i percorsi tracciati dal Grand Tour restituiscono l’immagine di un Paese in cui la sintesi tra arte e natura, bellezza, cultura e storia raggiunge il suo apice. E lo sguardo, sia che si distenda nelle ampie e pacate panoramiche, sia che si addentri tra gli scorci di rovine e giardini, non manca di nutrire il proprio appagamento estetico. Queste fotografie ricalcano il gusto tutto romantico del viaggiatore colto e raffinato, si arricchiscono di tonalità e sfumature, ombre ed effetti che anticipano la tendenza pittorialista.
Si spazia dai pionieri del dagherrotipo come Pierre-Ambroise Richebourg e Girault de Prangey, che realizzano preziose vedute panoramiche, agli amatori, agli ardenti sostenitori dell'utilizzo del negativo in carta, come Giacomo Caneva, fino ai professionisti della seconda metà dell'Ottocento.
Nell’epoca d’oro della fotografia di viaggio, sono molti i fotografi d’Oltralpe che si stabilizzano in Italia, come MacPherson, James Anderson, Giorgio Sommer e Robert Rive. Cresce la fortuna degli atelier, tra cui spiccano quello dei Fratelli Alinari e di Giacomo Brogi, fondamentali nel definire la cultura visuale del Bel Paese, che esportano in un vero e proprio stile compositivo. Immagini che si tramandano immobili per secoli, fissandosi nella memoria visiva.
La camera oscura: negativi e trasparenze
La trasparenza è quel fil rouge che, nella fotografia, intreccia la storia con la tecnica e ne definisce uno dei tratti specifici: l’innata riproducibilità. Ma la trasparenza è essa stessa visione, e può diventare il soggetto e anche l’oggetto della fotografia.
I calotipi, negativi primordiali su carta, pur così fragili, esprimono una drammaticità intensa nei loro cieli neri, e una irrealtà spettrale nei soggetti rappresentati. Tutt’altra trasparenza è la visione di Henrie Chouanard, che indugia tra prati fioriti e sentieri montani addolciti dalle tonalità pastello, ottimamente rese dall’autochrome, pionieristica tecnica del colore in fotografia.
Il negativo su vetro, specialmente se di grande formato come le lastre 30x40 cm di Wilhelm von Gloeden, dà il senso della precisione, della ricchezza del dettaglio, dell’eleganza nel tratto inciso dalla luce. Caratteristiche così specifiche del mezzo fotografico, tanto da renderlo, fin dalle sue origini, lo strumento privilegiato dell’osservazione. Come per Giorgio Roster, tra i primi a indagare con rigore - allo stesso tempo scientifico ed estetico - nei campi della scienza e della fotografia insieme.
Verso il Novecento
Negli anni in cui la nascente società industriale prende il posto della civiltà rurale, a cambiare non è solo il mondo, ma anche la sua immagine. I grandi e pacati spazi espressi dai panorami ottocenteschi si frantumano in una realtà fatta di dettagli, punti di vista, sperimentazioni. La visione si ribalta, mostrandoci un mondo diverso, visto con gli occhi dell’autore.
La Taormina di Wilhelm Von Gloeden è mitologica, la rappresentazione teatrale del suo immaginario. Rovine archeologiche imperiture, un mare immobile, ragazzi eternamente giovani. Nudi come lo è la natura, svestita e corporea.
Vittorio Alinari, brillante imprenditore, valente fotografo, si misura con maestria tecnica e una notevole dote compositiva nel dare forma ed equilibrio alle immagini, come nel viaggio in Sardegna, dove registra con precisione e rigore stilistico i caratteri salienti di un’isola ancora esotica e impervia.
Sulla scia delle sperimentazioni pittoriche e tecniche, troviamo le opere di Peretti Griva e Luciano Morpurgo. Mentre Carlo Baravalle gioca con punti di vista e inquadrature per creare atmosfere ad effetto, Edith Arnaldi si pone discretamente a distanza, e lascia che siano i suoi soggetti a raccontare di sé.
Nuovi realismi
Un paesaggio nuovo è il protagonista delle immagini della prima metà del secolo scorso. Un paesaggio bagnato dal sangue di due guerre, che ha visto la miseria, l’odio, la voglia di ricominciare. Ed è proprio dalle periferie, dai margini che Alberto Lattuada riprende a raccontare il mondo, e la vita. Prestando attenzione a una quotidianità priva di eventi, ai gesti semplici, familiari, che non fanno la storia.
Mentre le immagini di Fosco Maraini, come monumenti visivi, celebrano la bellezza, la natura maestosa, la luce calda del sole del Sud, in un dialogo con la civiltà, la storia e gli uomini che ne fanno parte.
Vincenzo Balocchi usa il paesaggio come una tavolozza, svelandolo nelle sue ricercatezze tonali e nelle linee compositive. I soggetti sono un pretesto per intraprendere un percorso visivo verso l’astrazione estetica del mondo.
Luciano Ferri dello Studio Villani ci mostra un paesaggio silenzioso, lento, in cui si celebra un tempo sospeso, dove uomini, donne e animali contemplano in silenzio attimi di quiete e, forse, di preghiera.
l'album Italy di James Graham
Per la prima volta viene esposto l’album "Italy" con cui James Graham ha raccolto souvenir fotografici di un viaggio, per preservarne il ricordo e condividerlo con la sorella, a cui è l’album dedicato.
Un prezioso oggetto, parte di una collezione, quella degli album conservata negli archivi Alinari, tra le più grandi al mondo.
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